Percorsi di vita ad Assisi
Il fascino di Francesco. Il fascino di Albino Luciani. Un fascino fatto di semplicità, di umiltà e obbedienza, di perfetta letizia nell’intimo e continuo dialogo con il Padre. Un fascino che ancora oggi coinvolge nel profondo credenti e non. Scoprire quanto il messaggio sempre attuale del Poverello di Assisi sia stato vissuto passo dopo passo da Giovanni Paolo I durante tutto il suo percorso umano e pastorale, è stato il fulcro del raduno svoltosi nella cittadina umbra il 28 e 29 agosto, il primo da quando, nello scorso febbraio, si è costituita l’Associazione Amici di Papa Luciani. Una trasformazione che nulla ha tolto alla freschezza del gruppo, come i due giorni trascorsi nei luoghi di Francesco hanno testimoniato. Messi a confronto su diversi temi, estrapolati da un’omelia tenuta dall’allora Patriarca di Venezia nella Basilica Superiore di Assisi, nell’ottobre del 1970, i partecipanti hanno notato non solo le somiglianze tra i due “protagonisti” dell’incontro, similitudini rintracciabili e nello stile di vita e in quello spirituale, ma soprattutto il contenuto, forte e impegnativo, della loro testimonianza, basilare per affrontare un quotidiano che sovente pone domande cui non è sempre semplice dare risposta. Gli esempi forniti da Francesco e Albino hanno invece fornito chiavi di lettura limpide e inequivocabili. A partire dall’essere, sulla loro scia, “tutto per tutti”. Bellissimo, in teoria. Ma come fare, in una realtà come quella odierna, in cui contano soprattutto il successo personale e l’affermazione a tutti i costi del proprio ego? Come riuscire ad aprire le porte del proprio cuore senza se e senza ma, a seminare amore senza scoraggiarsi, a rendersi piccoli per meglio capire i più deboli? Le due… guide di eccezione lavorarono molto su se stessi, smussando gli angoli del proprio carattere, fino a chinarsi davanti a quelli che il mondo considera “brutti, sporchi e cattivi”, fino a mescolarsi con il proprio gregge per meglio capirlo. E, per non perdersi d’animo tra le mille difficoltà che incontravano, altro non fecero che abbandonarsi a Dio, con una preghiera costante e ricca di Fede. Una Fede che porta alla Speranza e rende capaci di essere Carità. Altro tema: perdonare. Anche qui tutto molto bello. Ma ci si riesce “settanta volte sette”? E’ utile o serve solo a lasciar perseverare nell’errore il fratello, magari poi pronto a danneggiare qualcun altro? Francesco e Albino vissero il termine “misericordia” nel senso più pieno, cioè come un andare verso i miseri, verso coloro che cadono, con un amore infinito che non si pone limiti, che non guarda al risultato immediato. Sapevano, infatti, che i tempi di Dio non sono quelli degli uomini e che l’empatia e la dolcezza, alla lunga, vincono pure gli animi più induriti. Un atteggiamento che apre la strada a una conversione vera, di quelle che portano frutti. Ultima questione, forse quella più spinosa, è stata offerta ai partecipanti dalla riflessione sul comportamento del Santo di Assisi e del pastore di Canale d’Agordo riguardo alle mancanze di alcuni rappresentanti del clero, argomento che oggi sovente interpella i credenti in maniera bruciante. Se, come sottolineava Luciani nella sua omelia in terra umbra, Francesco, che pur aspirava, come del resto il popolo di Dio, a una Chiesa povera e tutta tesa all’aiuto degli ultimi, invece di criticare i sacerdoti lontani dal messaggio evangelico pensò soprattutto a “riformare” se stesso, portando la Chiesa sulle proprie spalle, e se anche Albino, pur trovandosi su diverse posizioni rispetto a quelle del Papa (pensiamo al tema della contraccezione), gli garantì poi la sua obbedienza senza cedimenti, anche i cristiani possono guardare “oltre” le pecche, pur gravi, che stanno emergendo a carico di determinati pastori. I quali, va ricordato, saranno comunque sottoposti al giudizio di Dio, giudizio duro perché “a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc 12,48). Cercare, dunque, di migliorare se stessi, di guardare con misericordia (nel senso precedentemente specificato) ai difetti di chi guida il gregge, perché un sacerdote è pur sempre un uomo con le sue debolezze, ricordando, magari, che – allorché Gesù scelse i Dodici – già sapeva che tra loro c’era chi lo avrebbe tradito e chi lo avrebbe rinnegato, e che la Chiesa non si basa sulla nostra forza ma sulla grazia di Dio e sul Cristo Risorto, può dare una mano a rispondere a chi chiede conto degli scandali recentemente venuti alla luce. Il cammino dei partecipanti al raduno, già “instradati” dalle parole e dagli esempi di San Francesco e di Albino Luciani verso una spiritualità lieta e profonda, ha trovato poi compimento nel pomeriggio a San Damiano, nella Via Crucis commentata da frammenti di pensiero lucianiano. Momenti in cui il dramma della Passione di Cristo è stato ancor più intensamente vissuto attraverso le semplici e “vive” parole di chi, anche dalla Cattedra di San Pietro, seppe sbriciolare la sua enorme cultura per farla pane per tutti i credenti. Ai presenti, chiamati a leggere i brani di Luciani, è stato consegnato il “segno”, quest’anno un Crocifisso di San Damiano, riproduzione di quello che “chiamò” Francesco a riparare la sua Chiesa, come a ricordare a tutti che nessuno può esimersi dal portare il suo contributo all’edificazione della Casa di Dio in terra. Se il primo giorno è stato un’immersione totale e coinvolgente nel clima francescano e nella vita di Luciani, grazie pure alla vicinanza della Porziuncola, dove molti si sono raccolti in preghiera pensando a quel grande pastore che è stato colui che in soli 33 giorni di pontificato ha conquistato i cuori degli uomini, la Domenica ha portato il gruppo alla visita della Basilica di Santa Chiara, ove riposa colei che fu sorella di Francesco nella povertà e nella purezza di vita, quindi del sepolcro del Santo, luogo dove regna un silenzio che vale più di mille parole, un silenzio a dir poco commovente, e infine alla Santa Messa nella Basilica Superiore. Neanche a farlo apposta, i testi incentrati sul valore dell’umiltà, della donazione gratuita, della Grazia salvifica che dona gioia, hanno ancor più avvicinato i partecipanti al raduno al messaggio veramente immortale e luminoso che sia San Francesco che Albino Luciani hanno fornito al popolo di Dio in cammino. Non siamo soli, ci dicono, lasciamoci accompagnare dall’Amore di Dio, abbandoniamoci alla Sua Volontà e conosceremo la perfetta letizia, conosceremo la bellezza del donarsi totalmente, di essere veramente liberi, in un mondo che si incatena a falsi dei e a falsi valori. Una vera rivoluzione. L’unica possibile per chi crede.
Paola Gottardi - Presidente
© Amici di Papa Luciani 2000 - Aggiornato il 17.08.2024